L’ARCA DEL PANE

  • Mangiare
  • 11 Febbraio 2020
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“Quando ci si rende conto di persona di quanta fatica ci voglia per produrlo, si dà il giusto valore a un pezzo di pane!”
Charles De Focauld

Capita molto spesso di trovare, all’interno delle case umbre, un pezzo di arredamento molto particolare. Di solito è realizzato in legno di castagno, di noce o pino, e può avere varie forge. Ce ne sono di semplici e lineari, altri invece sono impreziositi da decorazioni ed intarsi; li accomuna invece la struttura, col ripiano richiudibile e ante e cassetti nella parte inferiore.

No, non vogliamo parlare di arredamento oggi, ma di tradizioni culinarie perché quella che abbiamo appena descritto altro non è che l’erca farinòira, l’arca del pane, meglio conosciuta come madia.
Madia, dal latino magida, vuol dire impastare, perché è proprio all’interno di questo mobile dal sapore (è proprio il caso di dirlo!) antico che si rinnovava, periodicamente, il rituale della preparazione del pane.

Fino ai primissimi anni ‘60, erano tantissime le famiglie che avevano la tradizione di preparare il pane in casa, utilizzano proprio la madia come piano di lavoro e di conservazione.
La lavorazione era piuttosto lunga, e anche per questo richiedeva uno spazio tutto suo.
Si iniziava la sera prima, sciogliendo in acqua la pasta madre, ovvero il lievito rimasto dalla panificazione precedente; il giorno dopo il lievito rinfrescato veniva impastato con la farina e successivamente pezzato, suddiviso cioè nei vari pezzi di cui la famiglia aveva bisogno per l’intera settimana.

Le pagnotte così realizzate venivano poste a lievitare, per diverse ore, ricoperte da un telo. Quando il pane aveva raddoppiato il suo volume era pronto per essere infornato. I più fortunati, quelli che avevano un forno in casa, lo scaldavano durante la lievitazione per portarlo alla temperatura necessaria a creare una crosticina croccante all’esterno e lasciare una leggera alveolatura all’interno. Chi non aveva questa possibilità, portava a cuocere il pane settimanale al forno del paese; ecco quindi che la fase finale, quella della cottura, diventava anche un momento di aggregazione sociale tutta al femminile, dal momento che erano di fatto le donne a provvedere al pane per tutta la famiglia.

La madia serviva poi da luogo di conservazione del pane cotto, insieme alla farina, all’olio, alle spezie e al riso. Anche se oggi l’erca farinòira ha perso il suo ruolo centrale nella preparazione di quello che è ancora l’elemento simbolo del sostentamento familiare, conserva ancora intatto il suo fascino, fatto di sapori antichi ma non troppo, di pazienza, dedizione e amore.

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